La zona dove si trova il Campanarazzo fu il sito dell'antica Terra di Monastero Bianco, con i suoi 4000 circa abitanti, ....dal comportamento civile e garbato...(scriveva il vescovo di Catania, Ottavio Branciforte), con le 16 Chiese in cui vi svolgevano il loro ministero 20 sacerdoti e con a Sud del centro abitato lo scrosciare continuo del fiumicattolo: l'Amenano.
Siamo nel 1640, sotto il dominio degli Spagnoli, in Sicilia regna Filippo IV (1621-1665) della dinastia degli Asburgo, il quale dilapidò il patrimonio regio e costrinse la Spagna in interminabili guerre. | Da qui la necessità di rimpinguare le casse
regie, per cui molti Casali furono messi all'asta. Incaricato alla vendita fu, un ricco commerciante genovese al servizio della Corte di Filippo IV, Giovanni Andrea Massa. |
I nuovi proprietari, oltre al Casale, ricevevano titoli nobiliari. In questa compravendita furono interessati, oltre Misterbianco, Mascalucia, San Pietro, Camporotondo, Mompilieri, Massanunziata, Galermo, Trecastagni, Pedara e Paternò.
A tal proposito scrive lo storico I. Peri " ...da
questo malinconico mercato, che nel suo sapore strano e anacronistico rivelatore della
decadenza e del ritardo politico e sociale della Sicilia, hanno tratto origine molti degli
odierni comuni del versante sudorientale dell'Etna." E ancora precisa il Sac. A. Corsaro: "Un grosso Casale di Catania era Misterbianco che nel 1652 contava 3.656 abitanti in 904 case" e che fu acquistato intorno al 1640 da G. A. Massa e ceduto nel 1642 al nobile Vespasiano Trigona di Piazza Armerina, al cui nipote, Francesco Mario Trigona, il re di Spagna Carlo II, il 27 Giugno 1685, assegnò il titolo di Duca di Misterbianco |
Questa politica regia, adottata per accordare alla classe baronale dell'isola maggiori
privilegi allo scopo di calmare le già tumultuose acque a causa della elevata pressione
fiscale, continuò per tutto il XVII secolo, fino ad elevare a comuni altri 76 territori.
Ebbene, l'11 Marzo del 1669, dopo diversi giorni di tremori e terremoti, da indurre le persone a vivere fuori le abitazioni, la catastrofe; peraltro annunciata.
Scrive il Giuseppe Recupero (1815) "...il terremoto cominciò la notte
dell'8 Marzo, alle ore tre. Andò sempre crescendo. Seguì giorno 9 e domenica giorno 10
Marzo; alle ore 18 si aprì la terra ......".
Per i paesi etnei, furono giorni orribili e catastrofici; infatti, l'Etna eruttò lava in
quantità tale che coprì Malpasso in 20 ore, successivamente coprì il paese di
Mompilieri.
Il fiume di lava, che aveva una larghezza di circa 2 Km e 12 metri di altezza, scendendo
verso mezzogiorno dai vicini Monti Rossi di Nicolosi,si suddivise in tanti rami
seppellendo e distruggendo tutto ciò che incontrava.
Così scriveva Giovanni Andrea Massa "... un'altra lingua di fuoco molto
spaventevole che calava abruciò più di cento case e molte possessioni e
...".
Quattro lunghi mesi di sconquasso totale, tra lapilli, eruzioni e pulviscolo mischiato a
terra nera; si narra che le ceneri portate dal vento raggiunsero la lontana isola di Zante
in Grecia.
A testimoniare quella spaventevole eruzione è l'affresco, di enormi dimensioni, custodito
nella sacrestia della Basilica di Catania, realizzato dal pittore, di Acireale, Giacinto
Platania su commissione dell'allora Vescovo di Catania Monsignor Michelangelo Bonadies.
Questa l'orrenda scena che caratterizzò quel triste periodo. Ventiquattro anni più
tardi, alle ore 4 del mattino, il terremoto dell'11 Gennaio 1693 completò l'opera.
Ciò che rimane è ben poco; una parte del campanile della Chiesa Madre, intitolata
alla Madonna delle Grazie, e alcuni locali dell'interno della Chiesa non facilmente
accessibili.
Da precisare che il campanile, nonostante le ripetute colate laviche ( otto in tutto ),
rimase in piedi, integro; non cedette alle spinte imposte dal magma.
La sommità di esso, fu abbattuta successivamente dal terremoto del Gennaio 1693.
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