Patrono di Misterbianco

SANT'ANTONIO ABATE

La festa liturgica, in onore al Santo Patrono, ricade il 17 Gennaio; giorno in cui oltre alla benedizione degli animali, al bacio della reliquia davanti la sacrestia e alla celebrazione solenne della S. Messa, vengono accesi fuochi d'artificio e il simulacro viene portato a spalla fino al sagrato.




Una giornata di pieno inverno, molte volte con freddo, pioggia e gelo; da cui, i misterbianchesi, ne hanno fatto derivare una filastrocca, che recita:

Sant'Antonio dalla barba bianca,
se non piove, la neve non manca;
Sant'Antonio dalla barba nera,
quando piove si fa sera.


L'archivio parrocchiale della Chiesa Madre conserva il documento con il quale Sant'Antonio Abate venne riconosciuto ( 12 Dicembre 1750 ) Patrono principale della città di Misterbianco.

Per le umilissime preghiere del Clero e della Popolazione della Terra di Misterbianco, appartenente alla Diocesi di Catania, avanzate alla Congregazione dei sacri Riti, con le quali fu supplicata la conferma della elezione di S. Antonio Abate a Patrono Principale della Suddetta Terra, trasmesse tramite l'Eminentissimo e Reverentissimo Cardinale Tamburini, questa Sacra Congregazione, tenuto conto che una elezione di tal genere, giusta la prescrizione espressa nel Decreto di Papa Urbano VIII promulgato il giorno 23 Marzo 1630, grazie al quale la elezione fu resa legittima, escludendo l'accettazione di un altro Protettore Principale, la Congregazione ha confermato e stabilito che urgentemente sia approvata la elezione a Patrono Principale del predetto S. Antonio Abate, con tutte le prerogative inerenti ai Patroni Santi Protettori, e gli ha attribuito le concessioni attinenti alle competenti festività.
Datato 12 Dicembre 1750

In occasione del 250° anniversario (1750 - 2000) del Patrocinio, la commissione centrale dei festeggiamenti ha fatto coniare la medaglia commemorativa

e ha indetto un concorso artistico, sulla vita del Santo Patrono, per la realizzazione di un pannello decorativo da applicare al prospetto occidentale esterno della Chiesa Madre.

Il bassorilievo in terracotta, collocato il 21/07/2001, è stato realizzato dallo scultore Enrico Salemi di Savoca (ME) e rappresenta la Gloria del Santo dopo la sconfitta della Tentazione.

La festa grande, che si protrae per cinque giorni, dal giovedì al lunedì, richiede un impegno non indifferente sia per la Commissione Centrale, sia per il comitato dei Partiti, dei Cerei o Candelore, viene celebrata nel periodo estivo, tra la fine di Luglio e gli inizi di Agosto, (periodo in cui rientrano quei misterbianchesi che lavorano fuori), ma non di ogni anno, bensì ogni tre o quattro anni; proprio per l'impegno economico non indifferente di cui si parla.
Vi è stato un periodo in cui la Festa grande non fu celebrata per quattordici anni ( Aprile 1949 - Agosto 1963 ); oltre all'aspetto economico vi furono problemi di altra natura.
Reliquia, di S. Antonio Abate, del 1720; consiste in un
Braccio argenteo, lavorato a sbalzo posto su una base a cui sono applicati cherubini alati in rame dorato; sulla base si legge: P.Auteri G.T.830
E' gelosamente custodito fra gli argenti e i reliquiari appartenenti alla Chiesa Matrice e viene esposto o portato in processione in occasione della festa del Santo Patrono.

La data di costruzione del fercolo del Santo, non è certa; comunque, risale sul finire del XVIII secolo.
La portantina formata da una base in legno, in cui vi sono scolpiti episodi della vita del Santo, porta sei colonne, finemente intarsiate e decorate in oro zecchino, con capitelli in stile corinzio che sorreggono la copertura e su cui vi sono collocate dodici statuette raffiguranti santi.
Alle estremità, sono state fissate delle lunghe e robuste stanghe per poterlo dirigire durante la processione e sostenerlo nei dislivelli della strada.

Piazza del Carmine - Arrivo del Fercolo tirato con le funi - Ai lati i quattro Cerei

La candelora di sinistra è la seconda per anzianità, infatti la sua costruzione risale al 1875, ma occupa il posto d'onore in quanto è la più vicina al fercolo del Santo.


Durante la sfilata, viene trasportata da 10 persone, abituate alle fatiche ( scaricatori di merci pesanti ), in quanto al suo interno è alloggiata una torcia in cera che la percorre per quasi tutta l'altezza, a differenza delle altre sorelle che è finta, rendendola molto pesante.
Fra gli addobbi, gagliardetti e festoni, come ornamento vi sono dei colombi che portano grappoli d'uva e in uno dei quattro ovali vi è riportata la seguente frase:Accetta, o divo Antonio, l'umile nostro dono; sempre per noi perdono impetra dal Signore.
La candelora di destra, che rappresenta il ceto dei Carrettieri, oggi Camionisti, è la più vecchia delle altre sorelle, infatti la sua costruzione risale tra il 1860-1870.
Inizialmente, occupava il posto d'onore, vicino al Santo, che successivamente perdette perchè un anno non partecipò alla festa per protesta.

Più piccola e meno pesante, infatti viene trasportata da 8 persone, oltre a festoni e gagliardetti, ai lati del secondo livello, vi sono alloggiati delle tavole raffiguranti episodi della vita di Sant'Antonio.

A Vara du Santu

Il Cereo di sinistra, simbolo del ceto dei Pastori , è stato realizzato nel 1909 ed occupa la terza posizione dal fercolo del Santo.
Anch'esso molto pesante, viene trasportato da 10 persone. I diversi livelli cui si sviluppa, sono ricchi, oltre ai soliti festoni, di statuette di Angeli e Santi; mentre al primo livello, per ogni lato, sono posizionate delle tavole ad olio raffiguranti momenti di vita del Santo.
La quarta ed ultima candelora, un anno più giovane dalla precedente (1910), rappresenta il ceto delle Maestranze, molto numerose nel nostro paese e di rinomata maestria.
E' stata realizzata in stile Liberty che meglio infonde il senso di leggerezza e di eleganza; è stata progettata dallo scultore catanese Lopez.
Puttini di Santi e di Angeli, assieme a lampade, festoni e bandierine, adornano i livelli della candelora.



L'Amministrazione Comunale, su impulso dell'allora sindaco pro-tempore l'avv. S. Saglimbene e della Commissione Centrale dei festeggiamenti dell'anno 1986, con impegno e devozione, nell'Agosto del 1987, rilasciò la concessione edilizia per la realizzazione di una edicola votiva in onore del Santo Patrono.

Fu realizzata nella località dove, anticamente e prima del disastro del 1669 si, presume, trovarsi la chiesetta campestre dedicata al Santo, della quale ce ne parla ampiamente il Sac. Bruno-Licciardello nel suo Viaggi agli avanzi dell'antico Misterbianco Edicola votiva

Dove, in occasione dei festeggiamenti al Santo Patrono, vi viene celebrata la S. Messa, in presenza delle Autorità dei Comuni limitrofi.


...drizzai tosto i miei tremanti passi verso quell'antica Cappella di Sant'Antonio l'Eremita, oggi volgarmente detto Lo Raito......Ivi non mi si pararono d'innanzi che quattro diroccate mura di detta Cappella... In quanto all'origine di questa Cappella rispose quel vecchio... Essa fu rizzata dagli antichi Misterbianchesi. Il fuoco la risparmiò, e quei del nuovo Comune la conservarono gelosamente, ed io mi ricordo di avere assistito qui al sacrificio della Santa Messa, celebrata da un sacerdote de' nostri, ciò avvenne circa un mezzo secolo addietro. Poi si abbandonò perchè mancarono i devoti.
Il progetto della costruzione fu affidato al compaesano architetto M. Bonanno, mentre i lavori furono realizzati dall'impresa F.lli Angelo e Giovanni Fazzeni.
L'opera è stata inaugurata, nell'Agosto del 1992, con una solenne cerimonia in cui intervennero fra le Autorità, gli Amministratori Comunali dei paesi limitrofi, data l'ubicazione periferica della costruzione.

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